Il terremoto dell’Emilia orientale del 22 ottobre 1796

Il 22 ottobre 1796, intorno alle ore 04:00 GMT, l’Emilia orientale fu interessata da un terremoto di magnitudo pari a circa 5.6 (stima da dati macrosismici), con epicentro localizzato nella zona di Molinella (BO). Si tratta di un terremoto probabilmente avvenuto nella crosta inferiore (Vannoli et al., 2015) e che, come tale, ha colpito una zona molto vasta pur mantenendo un’intensità epicentrale contenuta per la sua magnitudo.

L’IMPATTO DEL TERREMOTO

La scossa principale, preceduta e seguita da altre di minore entità, causò i massimi effetti a Ferrara, a Medicina (BO) e a Portonovo (BO), anche se l’area interessata da danni lievi e moderati fu vasta e non si limitò alla sola zona emiliano-romagnola (Figura 1).

Figura 1. Area interessata dal terremoto del 22 ottobre 1796 (dal CFTI5Med).

Non sono noti effetti evidenti sull’ambiente naturale, mentre i danni furono molti e in zona epicentrale, dove sono stati stimati valori del VII grado d’intensità nella scala MCS (Mercalli-Cancani-Sieberg), interessarono anche diversi edifici pubblici ed ecclesiastici.

A Ferrara si susseguirono tre scosse, di cui la principale causò la caduta di comignoli e di cornicioni e danni a moltissimi edifici, fra i quali la Cattedrale e la chiesa del Santo Spirito. A Medicina (BO) crollò la guglia piramidale della Torre dell’Orologio e si spostarono le quattro piccole guglie laterali; fu inoltre lesionata la Chiesa dell’Osservanza. A Portonovo (BO) i danni furono di notevole entità: molte case coloniche furono fortemente danneggiate, furono lesionati i muri e le volte della chiesa parrocchiale, e il campanile risultò pericolante.

La scossa causò danni in una zona molto vasta comprendente altre città emiliane come Bologna, Mirandola (MO) e San Felice sul Panaro (MO), estendendosi a nord fino a Vicenza, dove crollò parzialmente anche un campanile, a Mantova, a Forlì e a Ravenna. I danni più comuni riscontrati in tutte queste località furono crolli di comignoli e lesioni ai muri di alcune case; molto colpite furono anche diverse chiese con lesioni a muri, volte e altari (Figura 2). Il terremoto fu avvertito fino alla Toscana occidentale e in gran parte dell’Italia settentrionale fino al Friuli.

Figura 2. Mirandola: veduta della Chiesa di San Francesco parzialmente crollata a seguito della sequenza sismica del maggio 2012. La stessa chiesa, secondo quanto riportato dalle fonti storiche, era stata lesionata dal terremoto del 22 ottobre 1796.

Per conoscere maggiori dettagli sugli effetti di questo terremoto è possibile consultare la relativa pagina del CFTI5Med: http://storing.ingv.it/cfti/cfti5/quake.php?04747IT. Tale studio del CFTI è il riferimento dell’attuale versione del Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani (CPTI15) e del relativo Database Macrosismico Italiano (DBMI15): https://emidius.mi.ingv.it/CPTI15-DBMI15/.

 

LE FONTI STORICHE

Il terremoto risulta ben documentato nella tradizione sismologica già a partire dai cataloghi parametrici e descrittivi di fine Ottocento, le cui informazioni derivano da osservazioni scientifiche, testimonianze dirette e indirette, notizie giornalistiche dell’epoca e opere manoscritte. Nell’ambito delle ricerche che hanno portato alla compilazione del Catalogo dei Forti Terremoti in Italia (CFTI5Med) sono stati dapprima recuperati e analizzati i testi già noti alla tradizione sismologica, sia citati in modo diretto sia menzionati indirettamente; sulla base di queste conoscenze sono state reperite nuove fonti memorialistiche edite e manoscritte, che hanno contribuito ad ampliare le conoscenze sull’evento e a dettagliare il quadro degli effetti. È il caso, ad esempio, della testimonianza di Benedetto Fiandrini, benedettino nel Monastero di San Vitale a Ravenna, che descrisse con precisione l’evento, il danno e l’area di risentimento; o del geografo Vincenzo Rosa, testimone diretto del terremoto a Palazzolo sull’Oglio, che descrisse lo stato d’animo della popolazione a Mantova, spaventata anche dal timore che la città si fosse arresa ai francesi o che fosse scoppiata la polveriera di Peschiera; o infine di Pietro Vellani, che nel suo manoscritto ricordò gli effetti a Correggio (RE), e datò il terremoto utilizzando il computo delle ore “alla francese”, elemento che testimonia l’avvenuta occupazione della città da parte delle truppe napoleoniche.

La notizia del terremoto non tardò a essere riportata nei giornali dell’epoca, anche se non sono molte le fonti di questo tipo a nostra disposizione: l’occupazione francese e i conseguenti mutamenti istituzionali determinarono, infatti, interruzioni e cambiamenti nella continuità delle edizioni delle testate. Una delle fonti giornalistiche che pubblicò l’informazione fu la “Gazzetta di Bologna” (Figura 3), che la inserì come prima notizia dell’edizione dello stesso 22 ottobre (circostanza molto rara in un’epoca in cui le notizie avevano tempi di pubblicazione ben più lenti degli attuali). Quel numero è ora disponibile nell’archivio digitale delle Gazzette bolognesi dal 1645 al 1796, curato dalla Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio di Bologna.

Figura 3. Gazzetta di Bologna del 22 ottobre 1796 (Bologna, 1796). Cliccando sull’immagine si potrà accedere al documento completo, conservato nell’archivio digitale del CFTILab.

CURIOSITÀ

La scossa avvenne mentre era in corso la campagna napoleonica in Italia, iniziata nel marzo del 1796 e condotta in modo fulmineo: a metà ottobre Napoleone giunse a Modena ponendo le basi per la creazione della Repubblica Cispadana, successivamente proclamata a Reggio a fine dicembre. Il 19 ottobre Napoleone arrivò a Ferrara, accolto dalle truppe francesi arrivate in città già il 23 giugno, che innalzarono in cima alla colonna di Piazza Nuova, oggi Ariostea, una copia in gesso della statua della figura femminile personificante la Libertà, simbolo della Repubblica Francese, in sostituzione di quella bronzea di papa Alessandro VII. Il generale e le sue truppe soggiornarono a Ferrara fino al 22 ottobre, quando furono colpiti, insieme a tutta la cittadinanza, da una fortissima scossa di terremoto percepita per molti secondi.

Per conoscere tutti gli studi e i cataloghi che trattano il terremoto descritto si rimanda all’Archivio Storico Macrosismico Italiano: https://emidius.mi.ingv.it/ASMI/event/17961022_0400_000

 A cura di Sofia Baranello e Caterina Zei (INGV), con la collaborazione del gruppo di lavoro del CFTILab

BIBLIOGRAFIA

Guidoboni E., Ferrari G., Mariotti D., Comastri A., Tarabusi G., Sgattoni G., Valensise G. (2018). CFTI5Med, Catalogo dei Forti Terremoti in Italia (461 a.C.-1997) e nell’area Mediterranea (760 a.C.-1500). Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). https://doi.org/10.6092/ingv.it-cfti5.

Guidoboni E., Ferrari G., Tarabusi G., Sgattoni G., Comastri A., Mariotti D., Ciuccarelli C., Bianchi M.G., Valensise G. (2019). CFTI5Med, the new release of the Catalogue of Strong Earthquakes in Italy and in the Mediterranean area, Scientific Data, 6, Article number: 80 (2019). https://doi.org/10.1038/s41597-019-0091-9.

Tarabusi G., Ferrari G., Ciuccarelli C., Bianchi M.G., Sgattoni G., Comastri A., Mariotti D., Valensise G., Guidoboni E. (2020).  CFTILab, Laboratorio Avanzato di Sismologia Storica. Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). https://doi.org/10.13127/CFTI/CFTILAB

Vannoli P., Burrato P., Valensise G. (2015).  The Seismotectonics of the Po Plain (Northern Italy): Tectonic Diversity in a Blind Faulting Domain. Pure and Applied Geophysics. https://doi.org/10.1007/s00024-014-0873-0 


 

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