Glossario

Il Glossario riporta alcuni dei termini che spesso vengono utilizzati negli articoli del blog o nelle pagine web INGV.

 

Accelerazione orizzontale su suolo rigido e pianeggiante

Amplificazione locale

Classificazione sismica

Crosta terrestre

Effetti locali o di sito

Epicentro

Esposizione

Faglia

Intensità

Ipocentro

Localizzazione dell’epicentro (latitudine e longitudine)

Magnitudo

Magnitudo Mb

Magnitudo momento Mw

Magnitudo Richter ML

Mantello

Maremoto

Microzonazione sismica

Nucleo

Normativa antisismica

Onde P (Prime)

Onde S (Seconde)

Onde sismiche

Ora UTC

Placche tettoniche o litosferiche

Prevenzione sismica

Profondità dell’ipocentro

Raggio sismico

Rete Sismica Nazionale

Rischio sismico

Run-up

Scarpata di faglia

Sciame sismico

Scorrimento

Sequenza sismica

Sismogramma

Sismometro

Stazione sismica

Tempo origine del terremoto

Terremoto

Tsunami Warning System

Vulnerabilità

Zone di subduzione

Zone sismiche


Accelerazione orizzontale su suolo rigido e pianeggiante

È il principale parametro descrittivo della pericolosità di base, utilizzato per la definizione dell’azione sismica di riferimento per opere ordinarie (Classe II delle Norme Tecniche per le Costruzioni). Convenzionalmente è l’accelerazione orizzontale su suolo rigido e pianeggiante che ha una probabilità del 10% di essere superata in un intervallo di tempo di 50 anni.


Amplificazione locale

Modificazione in ampiezza, frequenza e durata dello scuotimento sismico dovuta alle specifiche condizioni litostratigrafiche e morfologiche di un sito. Si può quantificare mediante il rapporto tra il moto sismico in superficie al sito e quello che si osserverebbe per lo stesso evento sismico su un ipotetico affioramento di roccia rigida con morfologia orizzontale. Se questo rapporto è maggiore di 1, si parla di amplificazione locale.


Classificazione sismica

Suddivisione del territorio in zone a diversa pericolosità sismica. Attualmente il territorio italiano è suddiviso in quattro zone, nelle quali devono essere applicate delle speciali norme tecniche con livelli di protezione crescenti per le costruzioni (norme antisismiche). La zona più pericolosa è la Zona 1: qui in passato si sono avuti danni gravissimi a causa di forti terremoti.

Tutti i Comuni italiani ricadono in una delle quattro zone sismiche:

Zona 1 (pericolosità molto elevata) dove forti terremoti sono molto probabili;

Zona 2 (pericolosità elevata) e Zona 3 (pericolosità media) con eventi forti e mediamente poco frequenti, o terremoti moderati ma frequenti;

Zona 4 (pericolosità moderata) con rari eventi di energia moderata. Forti terremoti, seppur molto rari, sono comunque possibili.


Crosta terrestre

Involucro più esterno della parte solida della Terra. Il suo spessore varia tra i 10 e i 70 chilometri.


Effetti locali o di sito

Effetti dovuti al comportamento del terreno in caso di evento sismico per la presenza di particolari condizioni lito-stratigrafiche e morfologiche che determinano amplificazioni locali e fenomeni di instabilità del terreno.


Epicentro

È il punto sulla superficie terrestre al di sopra dell’ipocentro, il punto in profondità dove inizia a rompersi o a scorrere la faglia e dal quale le onde sismiche si propagano in tutte le direzioni. Quando si verifica un terremoto, lo scorrimento non avviene tutto in una volta. Il terremoto inizia in un punto e rompe la faglia. La rottura si propaga a circa 3 km/s e quindi un terremoto più forte dura per un tempo più lungo.


Esposizione

È il numero di unità (o “valore”) di ognuno degli elementi a rischio presenti in una determinata area, come le vite umane o gli insediamenti.


Faglia

La faglia è la superficie attraverso cui due blocchi di crosta scorrono durante un terremoto. In funzione del movimento che si osserva lungo la superficie si parla di faglie normali, inverse e trascorrenti. Questa superficie piana può intersecare la superficie della Terra ed avere quindi una traccia di faglia identificabile. Le dimensioni delle faglie variano da alcuni centimetri a migliaia di chilometri di lunghezza. Una zona di faglia può essere una serie complicata di fratture larga fino a centinaia di chilometri. La grandezza di un terremoto è proporzionale all’area della faglia che scorre e a quanto scorre. Un terremoto di magnitudo 3.0 avviene su una superficie di faglia di 1-10 metri quadrati. Un terremoto di magnitudo 5.0 avviene su una faglia di pochi chilometri, mentre un terremoto di magnitudo 8.0 lungo una faglia lunga diverse centinaia di chilometri. Grandi terremoti si verificano solo su grandi faglie, ma un piccolo terremoto potrebbe verificarsi lungo una grande faglia che scorre solo in parte. Piccoli terremoti possono verificarsi anche su una piccola faglia “secondaria” vicina ad una grande faglia o su una piccola faglia.


Intensità

Misura gli effetti di un terremoto sulle costruzioni, sull’uomo e sull’ambiente, classificandoli in dodici gradi attraverso la scala Mercalli, dal nome del sismologo italiano che, all’inizio del XX secolo, diffuse a livello internazionale la classificazione dei terremoti secondo gli effetti e i danni che producevano: più alto il grado, più disastroso il terremoto. Questa scala è stata successivamente modificata da Cancani e Sieber. Per stimare l’intensità di un terremoto bisogna osservare e valutare gli effetti che esso ha causato in tutta l’area interessata. Per questo squadre di tecnici specializzati compiono ricognizioni nella zona colpita da un terremoto e raccolgono dati per realizzare le mappe macrosismiche con l’indicazione dell’intensità del sisma nelle diverse località colpite La magnitudo di un terremoto è solo una, mentre l’intensità può cambiare da luogo a luogo, secondo quel che è successo a cose e persone; in genere, più ci si allontana dall’epicentro e più diminuisce.

La magnitudo Richter ML e la scala Mercalli-Cancani-Sieberg sono due misure estremamente diverse: la prima è ottenuta utilizzando i sismometri; la seconda è una classificazione degli effetti del terremoto su ambiente, persone e cose. Sono misure non sempre correlabili; terremoti forti in zone disabitate o con edifici antisismici non causano danni e hanno quindi gradi bassi di intensità. Viceversa, piccoli terremoti in aree con costruzioni non adeguate possono provocare danni e determinare gradi alti di intensità.


Ipocentro

È la zona in profondità dove, in seguito ai movimenti delle placche litosferiche, le rocce della crosta terrestre si rompono dando origine al terremoto. In Italia i terremoti avvengono generalmente entro i 30 km di profondità, mentre nel Tirreno meridionale si possono registrare terremoti con ipocentro profondo fino a 600 km.


Localizzazione dell’epicentro (latitudine e longitudine)

Un terremoto comincia a rompere la crosta all’ipocentro, definito come il punto in profondità dove inizia la rottura delle rocce o lo scorrimento della faglia e dal quale le onde sismiche si propagano in tutte le direzioni. L’ipocentro è definito da una posizione sulla superficie della Terra (epicentro) e da una profondità al di sotto di questo punto (profondità focale).

Le coordinate dell’epicentro sono espresse in unità di latitudine e longitudine. La latitudine è il numero di gradi nord (N) o sud (S) dall’equatore e varia da 0 all’equatore a 90 ai poli. La longitudine è il numero di gradi est (E) o Ovest (W) dal primo meridiano che attraversa Greenwich, in Inghilterra. La longitudine varia da 0 (a Greenwich) a +/-180 a seconda se a E o W di Greenwich, rispettivamente. Sui siti INGV le coordinate sono date nel sistema di riferimento WGS84.


Magnitudo

È un numero che rappresenta l’energia totale rilasciata durante un terremoto e si calcola attraverso l’ampiezza delle oscillazioni del terreno provocate dal passaggio delle onde sismiche, registrate dai sismometri (sismogrammi). Si possono registrare terremoti anche di magnitudo negativa (come la temperatura, anche la magnitudo può essere negativa), mentre il più forte terremoto mai registrato è quello del Cile del 1960 di magnitudo 9.5. Sebbene non ci sia alcun limite teorico alla stima della magnitudo. Ogni unità di magnitudo rappresenta un aumento di 32 volte l’energia rilasciata dalla faglia. Quindi, un terremoto di magnitudo 7 ha 32 volte più energia di un terremoto di magnitudo 6, e mille volte (32 x 32) più energia di un terremoto di magnitudo 5.0, e un milione di volte più energia di un terremoto di magnitudo 3.0. Esistono varie tipologie di magnitudo, ognuna basata sull’analisi delle onde sismiche in un diverso intervallo di frequenza.


Magnitudo Mb

È ottenuta dalle onde di volume (b sta per body-wave) ed è calcolata per i terremoti che si sono verificati a più di 2000 chilometri di distanza dalla stazione sismica. Può essere calcolata abbastanza velocemente, perché il suo valore si basa sulla ampiezza dell’arrivo dell’onda P. Le onde P viaggiano all’interno della Terra e sono il primo segnale che raggiunge una stazione sismica. Per i grandi terremoti (magnitudo maggiore di 6), la Mb ‘satura’, nel senso che anche se la dimensione effettiva del terremoto è più grande, il valore di Mb non aumenta più. In tali casi, i sismologi devono basarsi su altri tipi di magnitudo.


Magnitudo momento Mw

Si calcola sull’intero sismogramma ed è più rappresentativa della grandezza del terremoto; infatti si ottiene a partire dalla stima delle caratteristiche geometriche della faglia, ovvero della sua superficie totale e dello scorrimento lungo il piano di faglia.


Magnitudo Richter ML

La Magnitudo Richter ML chiamata anche Magnitudo Locale, è ottenuta a partire dall’ampiezza massima delle oscillazioni registrate da un sismometro standard, chiamato Wood-Anderson, particolarmente sensibile a onde sismiche con frequenza relativamente elevata di circa 1 Hz.


Mantello

È una parte della Terra compresa tra la crosta e il nucleo. Si estende fino a circa 2.900 chilometri di profondità.


Maremoto

Serie di onde marine prodotte dal rapido spostamento di una grande massa d’acqua. Le cause principali sono i forti terremoti con epicentro in mare o vicino alla costa. I maremoti possono essere generati anche da frane sottomarine o costiere, da attività vulcanica in mare o vicina alla costa e, molto più raramente, da meteoriti che cadono in mare.


Microzonazione sismica

Suddivisione di un territorio a scala comunale in aree a comportamento omogeneo sotto il profilo della risposta sismica locale, prendendo in considerazione le condizioni geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche in grado di produrre fenomeni di amplificazione del segnale sismico e/o deformazioni permanenti del suolo (frane, liquefazioni, cedimenti e assestamenti).


Nucleo

È la parte centrale della Terra, sotto i 2.900 chilometri di profondità. È a sua volta suddiviso in nucleo esterno (fuso) e nucleo interno (solido).


Normativa antisismica

Norme tecniche “obbligatorie” che devono essere applicate nei territori classificati sismici quando si realizza una nuova costruzione o quando si migliora una costruzione già esistente. Costruire rispettando le norme antisismiche significa garantire la protezione dell’edificio dagli effetti del terremoto: in caso di terremoto, infatti, un edificio antisismico può subire danni, ma non crolla, salvaguardando la vita dei suoi abitanti.


Onde P (Prime)

Onde di volume dette anche longitudinali, perché vibrano parallelamente alla direzione dell’onda. Sono le più veloci tra le onde sismiche, quindi le prime ad essere registrate in occasione di un terremoto. Hanno una velocità di propagazione che varia a seconda dei materiali che attraversano. Ad esempio, nel granito la velocità di propagazione delle Onde P è di circa 5.5 km/s, mentre nell’acqua la velocità è circa di 1.5 km/s.


Onde S (Seconde)

Onde di volume dette anche trasversali o di taglio, perché vibrano perpendicolarmente alla direzione dell’onda. Non si propagano nei liquidi e hanno velocità circa 1.7 volte inferiore alle onde P. Hanno una velocità di propagazione che varia a seconda dei materiali che attraversano. Ad esempio, nel granito la velocità di propagazione delle Onde S è 3.0 km/s, mentre non si possono propagare nei mezzi fluidi.


Onde sismiche

Le onde che si generano dalla zona in profondità in cui avviene la rottura delle rocce della crosta terrestre (ipocentro). Si propagano dall’ipocentro in tutte le direzioni fino in superficie, come quando si getta un sasso in uno stagno. Esistono vari tipi di onde che viaggiano a velocità diversa; quelle che si propagano per ultime causano le oscillazioni più forti.


Ora UTC

È il Tempo Coordinato Universale; è il fuso orario di riferimento da cui tutti gli altri fusi orari del mondo vengono calcolati. Esso è derivato dal tempo medio di Greenwich (in inglese Greenwich Mean Time, GMT), con il quale coincide a meno di approssimazioni infinitesimali, e perciò talvolta è ancora chiamato GMT. L’ora locale italiana è UTC+2 quando è in vigore l’ora legale e UTC+1 quando è in vigore quella solare.


Placche tettoniche o litosferiche

Porzioni della crosta terrestre nelle quali è suddiviso l’involucro più esterno della Terra. Le placche si muovono le une rispetto alle altre, avvicinandosi, allontanandosi o scorrendo lateralmente e i movimenti relativi determinano spinte ed accumulo di sforzi in profondità. Quando gli sforzi superano la resistenza delle rocce, queste si rompono generando il terremoto.


Prevenzione sismica

Insieme di azioni che la comunità intraprende per attenuare i danni causati dai terremoti: la costruzione di edifici antisismici; l’individuazione dei piani di emergenza; l’educazione al rischio.


Profondità dell’ipocentro

La profondità dell’ipocentro è il punto in profondità dove inizia la rottura delle rocce o lo scorrimento della faglia. Questa profondità è relativa al livello medio del mare. A volte, quando la profondità è scarsamente vincolata da dati sismici disponibili, il sismologo della Sala Operativa di Monitoraggio Sismico imposta la profondità a un valore fisso. Ad esempio, 10 km è spesso usato come una profondità predefinita per i terremoti che si pensa siano superficiali, quando la profondità non può essere calcolata in modo soddisfacente dai dati.


Raggio sismico

Direzione di propagazione dell’energia trasportata dalle onde sismiche.


Rete Sismica Nazionale

Rete di monitoraggio sismico distribuita sull’intero territorio nazionale e gestita dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Costituita da oltre 450 stazioni sismiche, svolge funzioni di studio e di sorveglianza sismica, fornendo i parametri ipocentrali al Dipartimento della Protezione Civile per l’organizzazione degli interventi di emergenza.


Rischio sismico

Stima del danno che ci si può attendere in una certa area e in un certo intervallo di tempo a causa del terremoto. Il livello di rischio dipende dalla frequenza con cui avvengono i terremoti in una certa area e da quanto sono forti, anche dalla qualità delle costruzioni, dalla densità degli abitanti e dal valore di ciò che può subire un danno (monumenti, beni artistici, attività economiche ecc.).


Run-up

Altezza (quota) massima raggiunta dall’acqua durante un maremoto, rispetto al livello del mare.


Scarpata di faglia

Deformazione permanente della superficie terrestre, prodotta dallo scorrimento di una parte della faglia rispetto all’altra. Questo movimento è la causa di un terremoto.


Sciame sismico

Il termine sciame sismico proviene dall’inglese seismic swarm ed è stato definito probabilmente per la prima volta dai sismologi giapponesi negli anni ’60 del ‘900 (Mogi, 1963; Utsu, 2002). Come per l’inglese swarm, anche in italiano il termine sciame viene usato generalmente per indicare un folto gruppo di insetti o più generalmente una moltitudine di individui o cose in movimento.

Sciame sismico e sequenza sismica non sono due termini alternativi: il primo è un tipo particolare della seconda, categoria più ampia usata per indicare un addensamento spazio-temporale di terremoti. Risulta sempre difficile stabilire se una sequenza può essere definita uno sciame perché, come scrive Utsu (2002) “non esiste una definizione esatta universalmente accettata diaftershocks, foreshocks, and seismic swarms”. Lo stesso Utsu fornisce la seguente definizione: “uno sciame sismico è una concentrazione (cluster) di terremoti in cui non c’è un singolo terremoto di magnitudo predominante (predominantly large)”. Uno sciame si distingue da una classica sequenza mainshock – aftershocks per avere molti terremoti di diverse magnitudo distribuiti irregolarmente nel tempo.


Scorrimento

Lo scorrimento (slip, in inglese) è il movimento che si verifica tra i due lati della superficie di faglia durante un terremoto. Lo scorrimento può variare da pochi centimetri per un terremoto di magnitudo 4.0 fino a 10 metri o più per un terremoto di magnitudo 8.0. Per terremoti più piccoli questo scorrimento può verificarsi in profondità e non raggiungere la superficie.


Sequenza sismica

È una serie di terremoti localizzati nella stessa area e in un certo intervallo temporale, caratterizzata da una scossa principale seguita da repliche più piccole, che diminuiscono nel tempo in numero e magnitudo seguendo un andamento tipico definito come legge di Omori (1894).


Sismogramma

Registrazione delle oscillazioni del terreno provocate dal passaggio delle onde sismiche. Nel corso degli anni sono cambiati i modi con i quali si ottengono queste registrazioni: dai primi sismogrammi tracciati su carta affumicata, si è passati a registrazioni su carta fotografica e poi su carta termosensibile. Oggi le oscillazioni rilevate dai sismometri vengono registrate da strumenti digitali e i dati possono, così, essere elaborati dai computer, riducendo i tempi necessari per calcolare la magnitudo e l’epicentro dei terremoti.


Sismometro

Strumento che consente di registrare le oscillazioni del terreno provocate dal passaggio delle onde sismiche.


Stazione sismica

Insieme di strumenti che rilevano e registrano i movimenti del terreno. È composta dal sismometro e dai sistemi di registrazione e trasmissione, posti in un luogo geologicamente adatto e lontano da fonti di disturbo (come attività industriali o urbane, per es.).


Tempo origine del terremoto

Il tempo origine indica la data e l’ora in cui inizia la rottura lungo il piano di faglia. Si noti che i grandi terremoti possono avere processi di rottura che durano molte decine di secondi. Nella tabella iniziale di questo sito viene fornito il tempo origine in UTC (Tempo Coordinato Universale, il fuso orario di riferimento da cui tutti gli altri fusi orari del mondo vengono calcolati). I sismologi usano UTC per uniformarsi ad una unica misura temporale e, quindi, evitare confusione causata dai fusi orari locali e dall’ora legale. Sulle pagine dei singoli eventi, è disponibile anche il tempo origine in base all’ora italiana, e per i terremoti che avvengono in zone con fuso orario diverso da quello italiano viene indicato anche l’orario all’epicentro. L’ora locale italiana è UTC+2 quando è in vigore l’ora legale e UTC+1 quando è in vigore quella solare.


Terremoto

Le rocce che formano la crosta terrestre subiscono continuamente giganteschi sforzi, che sono il risultato di lenti movimenti tra le grandi placche in cui è suddiviso lo strato più superficiale della Terra. Quando gli sforzi superano il limite di resistenza delle rocce, queste si rompono all’improvviso liberando energia che si propaga, sotto forma di onde sismiche, dall’ipocentro in tutte le direzioni, generando il terremoto. Il terremoto è quindi un improvviso scorrimento di un blocco di crosta terrestre rispetto ad un altro.


Tsunami Warning System

Sistemi di allertamento da rischio maremoto che hanno la funzione di raccogliere, distribuire e interpretare, in maniera continuativa, tutti i segnali sismici disponibili e i dati relativi al livello del mare per individuare l’eventuale esistenza e propagazione di un’onda di maremoto. In base alle informazioni acquisite, predispongono tempestivi e chiari avvisi di allertamento per l’area di loro competenza, condividono e scambiano dati e informazioni con altri centri di competenza.


Vulnerabilità

Attitudine di una determinata componente ambientale (popolazione umana, edifici, servizi, infrastrutture ecc.) a sopportare gli effetti di un evento, in funzione dell’intensità dello stesso. La vulnerabilità esprime il grado di perdite di un dato elemento (o di una serie di elementi) causato da un fenomeno di una data forza. È espressa in una scala da zero a uno, dove zero indica che non ci sono stati.


Zone di subduzione

Aree dove una delle placche che compongono la crosta terrestre scivola sotto una placca confinante.


Zone sismiche

Ai fini di prevenzione, fino al 2008, i valori probabilistici di pericolosità sono stati semplificati in classi, ad ognuna delle quali corrispondevano i parametri per la progettazione degli edifici. Successivamente le Norme Tecniche per le Costruzioni hanno imposto invece criteri di progettazione riferiti direttamente ai valori della mappa di pericolosità per ogni luogo del territorio nazionale. La zonazione sismica resta in vigore come strumento amministrativo delle Regioni, per politiche di prevenzione, interventi di riduzione del rischio, studi sulla valutazione della vulnerabilità degli edifici o di risposta del terreno (microzonazione). Le Regioni, secondo indirizzi e criteri stabiliti a livello nazionale, possono modificare la classificazione del proprio territorio. Il territorio italiano è suddiviso in 4 zone:

  • Zona 1 dove forti terremoti sono molto probabili;
  • Zona 2 e zona 3 con eventi forti e mediamente poco frequenti, o terremoti moderati ma frequenti;
  • Zona 4 con rari eventi di energia moderata. Forti terremoti, seppur molto rari, sono comunque possibili.

Generalizzando, gli edifici in zona 1 devono essere capaci di resistere, senza crollare, ad un forte terremoto e ancor più a terremoti di energia inferiore. In zona 4 è necessario almeno tutelare la sicurezza di edifici strategici e di elevato affollamento.