Faglie e terremoti in Umbria: il convegno scientifico del progetto TABOO
Il 14 e 15 ottobre 2014 si è tenuta in Umbria una due giorni dedicata al progetto TABOO (The Alto-tiBerina Near Fault ObservatOry). Il meeting si è tenuto presso l’Abbazia di San Faustino, nel comune di Pietralunga (PG). Il progetto si fonda su un’infrastruttura di ricerca e monitoraggio che l’INGV ha creato negli ultimi anni nell’alta Valle del Tevere e che consiste in una rete geofisica a carattere multidisciplinare all’avanguardia nel mondo.

Nella mattina del 14 ottobre, i ricercatori dell’INGV hanno incontrato le autorità locali per presentare il progetto e discutere con loro come lo stato attuale delle conoscenze e i risultati degli studi in corso possano contribuire ad una migliore gestione del territorio, con ricadute positive per la comunità. Presenti alcuni funzionari della Regione Umbria e rappresentanti dei Comuni di Pietralunga e Città di Castello. Oltre ai ricercatori dell’INGV hanno partecipato al meeting geologi e geofisici dell’Università di Perugia, dell’Università La Sapienza di Roma e del CNR. Ospite illustre il geofisico Chris Marone della Penn State University (Pennsylvania, USA), esperto mondiale di meccanica delle rocce, che ha tenuto un’interessante lezione sui suoi ultimi esperimenti di laboratorio.
TABOO è dedicato allo studio dei processi deformativi lenti e veloci di un sistema di faglie attivo presente lungo l’Appennino umbro-marchigiano, in un’area densamente popolata e con un enorme patrimonio artistico. La struttura geologica studiata è localizzata lungo l’alta Valle del Tevere, tra la Toscana, l’Umbria e le Marche, ed è dominata da una faglia attiva, la Faglia Alto-Tiberina, a basso angolo d‘immersione (15°) che per le sue dimensioni potrebbe produrre terremoti anche molto forti.

Al convegno sono stati presentati i moltissimi dati acquisiti negli ultimi anni nell’area. La rete sismica ha permesso di localizzare più di 40.000 terremoti nel periodo 2010-2014, tutti di magnitudo inferiore a 4.0. Sono stati poi illustrati i nuovi dati geologici sulla deformazione recente della regione; modelli tomografici della crosta superiore; dati geodetici che consentono di quantificare la deformazione attiva nell’area; simulazioni al calcolatore che permettono di costruire degli scenari realistici della possibile rottura sismica della faglia; dati sul monitoraggio del radon, e molto altro.

Nella sessione finale, sono stati discussi gli aspetti più rilevanti emersi nell’incontro e il punto di maggiore interesse è stato quello relativo al potenziale sismogenetico della Faglia Alto-Tiberina. La domanda a cui la comunità scientifica sta cercando di dare una risposta è: questa faglia può dar luogo a grandi terremoti? Date le sue dimensioni (circa 50 x 40 km), ben delineate da dati di sismica attiva, geologici e sismologici, potrebbe addirittura generare un terremoto di magnitudo superiore a 7. È importante quindi proseguire gli studi del sottosuolo, il monitoraggio sismico e geodetico per determinare le caratteristiche reologiche della faglia stessa, e determinare così la sua attitudine sismogenetica. I ricercatori intendono mettere in campo ogni strumento per capire se la faglia Alto-Tiberina possa sviluppare forti terremoti, in quali zone e con quali caratteristiche.

L’agenda del meeting è disponibile qui. Una sintesi del progetto è stata pubblicata pochi mesi fa da Chiaraluce et al. e si trova qui.