Sciame sismico in provincia di Roma: aggiornamento del 3 marzo 2016
Dal 24 febbraio, le stazioni della Rete Sismica Nazionale dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia stanno localizzando alcune scosse di bassa magnitudo ad est di Roma, scosse che vengono risentite dalla popolazione.

Fino alle 11.00 di oggi, 3 marzo, sono stati localizzati 14 terremoti, la maggior parte dei quali ha avuto magnitudo ML minore di 2.0. I tre eventi più forti si sono verificati ieri, 2 marzo 2016, alle ore 07:12 italiane (magnitudo M=2.5), alle ore 17:53 italiane (M=2.2), alle ore 17:56 italiane (M=2.0). Questi eventi sono stati localizzati a una profondità compresa tra gli 8 e i 10 km.

Caratteristiche dell’area interessata dallo sciame
L’area della periferia orientale romana è una zona moderatamente sismica. Secondo la mappa di pericolosità sismica del territorio nazionale (GdL MPS, 2004; rif. Ordinanza PCM del 28 aprile 2006, n3519, All. 1b) espressa in termini di accelerazione orizzontale del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni, l’area interessata dallo sciame di questi giorni è classificata a pericolosità media, ossia con valori superiori a 0.125 g, in gran parte legati al risentimento di eventi forti dell’Appennino.
La zona è di tanto in tanto soggetta a sciami di terremoti di piccola magnitudo. I comuni della zona tiburtina (Tivoli, Guidonia-Montecelio, ecc.) risentono inoltre storicamente della sismicità del vicino Appennino laziale-abruzzese. Se guardiamo alla storia sismica di Tivoli, notiamo che i maggiori risentimenti si sono avuti per i terremoti del 1703, del 1730 e del 1915, tutti forti eventi della regione marsicana o umbra.

A differenza della sismicità dell’Appennino, non sono del tutto chiare le sue cause della sismicità locale. L’area è stata interessata da deformazione geologica recente, come testimoniato da episodi di fagliazione quaternaria evidenziate dai geologi (vedi bibliografia), e nell’area di Guidonia e Tivoli da attività idrotermale, che ha portato alla formazione degli estesi depositi di travertino dell’area (bacino delle Acque Albule), ubicato poco a est dell’area interessata dalla sismicità di questi giorni.

Data l’elevata densità della popolazione, l’Istituto sta seguendo con particolare attenzione il fenomeno, localizzando tutti i terremoti che vengono rilevati dalla Rete Sismica Nazionale. Tuttavia, a causa dell’elevato livello di rumore ambientale della zona, della piccola magnitudo degli eventi, della loro superficialità, è possibile che alcuni terremoti piccoli, avvertiti localmente, non possano essere localizzati con precisione dalla sala di monitoraggio sismico dell’Ingv. Dovendo calcolare i parametri ipocentrali di un terremoto (le tre coordinate spaziali e il tempo origine) è infatti necessario che almeno quattro sismometri della zona rilevino il terremoto affinché questo possa essere localizzato.
Per maggiori informazioni http://cnt.rm.ingv.it/
Bibliografia
Faccenna, C., Funiciello, R., Montone, P., Parotto, M., Voltaggio, M., 1994. An example of late
Pleistocene strike-slip tectonics: the Acque Albule basin (Tivoli, Latium). Memorie Descrittive
della Carta Geologica d’Italia, 49, 37-50.
Marra, F., P. Montone, M. Pirro, E. Boschi, 2004. Evidence of active tectonics on a Roman aqueduct system (II–III century A.D.) near Rome, Italy. Journal of Structural Geology, 26, 679–690.
Pagliuca N.M., M. Pirro, R. Di Maro e C. Gasparini, LA RETE SISMICA DELLA PIANA DI GUIDONIA (LAZIO): DATI PRELIMINARI. GNGTS – Atti del 23° Convegno Nazionale.
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