Ye Zhiping e il grande terremoto in Cina nel 2008

Questa è una storia di prevenzione sismica, di coraggio e intelligenza, di vita e di morte.

Quando, a sei anni di distanza dal tremendo terremoto del 2008 nel Sichuan in Cina lessi di quest’uomo, rimasi così colpito che pensai di invitarlo a venire in Italia o quanto meno a raccontarci la sua storia. Perché è una bella storia, e istruttiva. Poi scoprii che un’emorragia cerebrale se l’era portato via tre anni fa, tre anni dopo il terremoto, e ci rimasi davvero male.

Ye Zhiping davanti alla scuola dopo il terremoto
Ye Zhiping davanti alla sua scuola dopo il terremoto del 2008

Ye Zhiping aveva speso la sua vita a insegnare, e ripeteva spesso queste parole: I genitori ci hanno affidato i loro figli. Non possiamo deluderli.  Ye non li ha delusi, il 12 maggio del 2008. Migliaia di classi in tutta la regione sono crollate, ma non le sue, quelle della scuola che dirigeva.  E i suoi 2323 ragazzi si sono salvati. Tutti. Avevano tra gli 11 e i 15 anni.

Da qualche anno Ye era diventato il Direttore della Scuola di Sangzao, una delle più rinomate della regione, quando la regione fu colpita da uno dei più forti terremoti del secolo. Il 12 maggio del 2008 la zona del Tibet si spostò improvvisamente di alcuni metri verso sudest, come risultato della spinta secolare dell’India contro l’Asia e della conseguente estrusione della regione tibetana verso la Cina. La faglia che si sbloccò era lunga 250 chilometri e generò un grande terremoto: magnitudo 7.9. Come 300 terremoti dell’Aquila in un colpo solo.

La faglia del terremoto del Sichuan, evidenziata dall’allineamento degli aftershock del terremoto del 12 maggio, si è estesa per 250 km da sudovest a nordest, al limite tra la pianura del Sichuan e l’altopiano tibetano (fonte: USGS)
La faglia del terremoto del Sichuan, evidenziata dall’allineamento degli aftershock (cerchi arancio) del terremoto del 12 maggio di M7.9 (stella gialla), si è estesa per 250 km da sudovest a nordest, al limite tra la pianura del Sichuan e l’altopiano tibetano (fonte: USGS). I simboli vicino agli epicentri (meccanismi focali)  indicano che i terremoti sono stati di tipo compressivo e trascorrente, come risultato della spinta dell’India verso l’Asia

È stato uno dei terremoti più disastrosi del secolo. Oltre 80.000 le vittime accertate, migliaia i dispersi, più di 370.000 i feriti. Oltre 45 milioni di persone furono interessate dagli effetti del terremoto, 15 milioni furono evacuate e oltre 5 milioni rimasero senza casa. Milioni di edifici collassarono o furono danneggiati gravemente. Diverse città della regione pedemontana furono completamente distrutte. Enormi frane e cadute di rocce danneggiarono strade e ferrovie isolando la regione per molti giorni.

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Migliaia di morti furono causati da effetti secondari del terremoto, come frane, crolli di massi rocciosi, fagliazione della superficie proprio dentro le città. Nella sola città di Qushan, situata in una bella a stretta valle intramontana, due terzi delle oltre 12.000 vittime furono provocate dalle frane indotte dal terremoto. Le frane bloccarono il corso di moltissimi fiumi, creando 34 laghi che minacciarono 700.000 persone che vivevano nelle valli sottostanti. Quasi 2.500 dighe furono danneggiate, come pure più di 53.000 km di strade e 48.000 di acquedotti.

Una delle molte frane che hanno ostruito il corso di un fiume creando un lago
Una delle molte frane sismo-indotte che hanno ostruito il corso di un fiume creando un lago

Crollarono decine di migliaia di edifici, tra cui moltissime scuole. Sotto le macerie morirono moltissimi studenti, si calcola intorno ai 20.000. Si accese una forte polemica sull’edilizia scolastica, per la cattiva qualità degli edifici, risalenti principalmente agli anni ‘70 e ’80, e per gli indizi di corruzione nella gestione degli appalti. Per definire la scarsissima qualità delle strutture scolastiche, fu usata l’espressione tofu-dregs schoolhouses: scuole fatte con gli avanzi del tofu. Crollarono anche scuole costruite dopo il varo delle norme antisismiche (1989), come nel campus di Beichuan dove due edifici scolastici di cinque piani, completati nel 1998 e nel 2002, collassarono uccidendo più di 1200 ragazzi e insegnanti.

Il contrasto tra il comportamento di edifici ben costruiti e quelli scadenti, specialmente le scuole, è straziante… scrivono Chen e Wang (1) dopo avere studiato a lungo gli effetti del terremoto. È impossibile capire perché le norme sismiche non siano state applicate per così tante scuole. Sembra che in tutte le fasi della costruzione di un edificio, come l’approvazione del progetto, il disegno strutturale, la fornitura dei materiali, la costruzione, le verifiche, le regole potessero essere piegate in nome di una maggiore rapidità o di un abbattimento dei costi. Parole dure, che purtroppo abbiamo dovuto sentire spesso anche dopo i nostri terremoti.

Due delle scuole nel Sichuan crollate durante il terremoto del 2008. In quella di destra (scuola elementare di Qushan) il primo piano è stato completamente schacciato dai due superiori. Centosei bambini morirono in questo edificio.
Due delle scuole nel Sichuan crollate durante il terremoto del 2008. In quella di destra (scuola elementare di Qushan) il primo piano è stato completamente schiacciato dai due superiori. Centosei bambini morirono in questo edificio.

Ye, una volta nominato responsabile della scuola, ne aveva subito capito la vulnerabilità: vide che i ferri nel cemento erano mangiati dalla ruggine, si infuriò quando si accorse che i pavimenti erano riempiti di carta invece che di cemento, capì che i pilastri erano troppi deboli per sostenere l’edificio dei laboratori. Decise che doveva agire, con calma e determinazione. Nessuno aveva previsto il terremoto, ma Ye conosceva la geologia del suo paese e sapeva che sarebbe potuto venire in qualunque momento. Negli anni prima del terremoto, raccolse faticosamente i fondi, insistendo in ogni occasione presso gli uffici ministeriali. Riuscì ad avere finanziamenti per far ispessire e rinforzare i pilastri di cemento che sostenevano l’edificio dei laboratori, poi fece sostituire le pesanti ringhiere di cemento e mattoni con strutture leggere in acciaio, fece fissare le pesanti lastre di marmo dei rivestimenti esterni con chiodi e colla. Non solo, per anni fece svolgere ripetutamente esercitazioni a insegnanti e studenti.

Quando arrivò il terremoto, alle 2:28 del pomeriggio di quel 12 maggio, Ye non era a scuola ma i suoi ragazzi sì. Si precipitò in città e quando vide gli edifici distrutti la sua sicurezza sugli interventi fatti nella sua scuola per un po’ vacillò: era stato davvero un terremoto devastante. Ma quando arrivò, notò che neanche una sola lastra di marmo era caduta. E trovò tutti i suoi 2323 ragazzi salvi, fuori dall’edificio quasi intatto. I genitori erano corsi, tra polvere e sangue, ad abbracciare i figli. E, naturalmente, Ye.

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Appena era iniziata la scossa si erano messi sotto i banchi, incitati dagli insegnanti, poi una volta finito lo scuotimento erano usciti disciplinatamente, come avevano provato tante volte nelle esercitazioni. Né troppo veloci, per non inciampare e accalcarsi, né troppo lenti per uscire prima degli aftershock.

Non credo che esista un modo migliore per chiarire come la sicurezza dei cittadini, e in particolare degli studenti, debba passare per la prevenzione sismica, in Cina come in Italia. Prevenzione che richiede tempo, denaro e determinazione.

La caparbietà e la lungimiranza di Zhiping ci ricordano che siamo noi i primi responsabili della nostra sicurezza e di quella dei nostri figli, dei nostri familiari, dei nostri studenti. Ci serva da lezione. E facciano riflettere chi sostiene, a torto, che la prevenzione sismica è impossibile e inutile. Questo grande uomo dal piccolo nome, Ye, ha dimostrato il contrario.

PS. Per inciso, il terremoto avvenne senza che fosse rilevato alcun fenomeno precursore, compresi foreshock o sciami sismici (1)

Articolo a cura di Alessandro Amato, INGV

Bibliografia

(1)  Chen, Q.-F. and K. Wang (2010). The 2008 Wenchuan Earthquake and Earthquake Prediction in China, Bulletin of the Seismological Society of America, Vol. 100, No. 5B, pp. 2840-2857, November 2010, doi: 10.1785/0120090314

(2)  Y. Klinger, C. Ji, Z.-K. Shen,* and W. H. Bakun (2010). Introduction to the Special Issue on the 2008 Wenchuan, China, Earthquake. Bulletin of the Seismological Society of America, Vol. 100, No. 5B, pp. 2353–2356, November 2010, doi: 10.1785/0120100172