Nella notte tra il 23 e il 24 luglio 1654, poco dopo la mezzanotte, un violento terremoto (Mw 6.3) colpì il Lazio meridionale, provocando gravissimi danni in numerose località della parte orientale della provincia di Frosinone.
Distribuzione del danneggiamento prodotto dal terremoto del 24 luglio 1654 di magnitudo stimata Mw pari a 6.3. I colori dei cerchi mostrano il livello di danno nella scala Mercalli (MCS) [fonte: DBMI11].
Grazie ai documenti relativi alle richieste di sgravi fiscali avanzate dal Duca di Sora (FR) e dalla comunità di Opi (AQ) e presenti nell’Archivio di Stato di Napoli, è stato possibile ricostruire il grado di danneggiamento prodotto dal terremoto in alcune località delle province di Frosinone e dell’Aquila.
Frontespizio di una rara relazione giornalistica sul terremoto del 1654.
Il terremoto colpì con effetti distruttivi sia la zona del Lazio meridionale compresa tra Sora e Cassino che la zona della Marsica in Abruzzo. All’interno di quest’area gli effetti furono molto diversificati, probabilmente a causa delle diverse condizioni geologiche e morfologiche dei territori. Furono quasi completamente distrutti Casalattico, Opi, Piedimonte S. Germano, Posta Fibreno, Santopadre. Altri centri subirono distruzioni diffuse: Atina, Casalvieri, Belmonte Castello, Castelliri, Isola del Liri, Monte San Giovanni Campano, Pontecorvo, Roccasecca, Alvito, Arpino, Aquino, Sora, Boville Ernica, Pescosolido, Veroli, Arce, Balsorano Vecchio. La scossa fu avvertita a Napoli e a Roma.
Il terremoto colpì un territorio marginale dal punto di vista produttivo e della viabilità e nessun centro urbano rilevante fu danneggiato: l’unico sito di una certa importanza, per il suo ruolo religioso, storico e monumentale, fu Montecassino, con chiese, abbazie e strutture annesse, per le quali si hanno descrizioni dettagliate degli effetti. Il numero delle vittime varia a seconda delle fonti, ma complessivamente sembra siano state circa 200.
A PERPETUA MEMORIA
L’Anno 1654 luglio giovedì 23 notte seguente a hore sei fu il terremoto con gran danno di molti Luoghi. Nel 1657 fu il contaggio con gran strage di molte provincie et questo luogo per Dio gratia et del Protettore Santo Stefano de uno e l’altro fu illeso.
A Villa S. Stefano (allora S. Stefano) c’è una scritta sulla parete sinistra dell’arco che immette in via della Rocca (fonte: http://www.villasantostefano.com).
Gran parte dell’area danneggiata, che all’epoca afferiva al Regno di Napoli, faceva parte del feudo del Duca di Sora. Il terremoto danneggiò l’edilizia povera, di case e infrastrutture agricole, paralizzando l’attività produttiva e interrompendo le entrate di cui fruiva il duca che chiese pertanto che tali terre venissero esentate dai carichi fiscali. Le pressioni esercitate dal Duca sugli uffici regi furono tali da scoraggiare le richieste delle altre comunità colpite, tranne quella di Opi. Questo fattore ha quindi contribuito ad oscurare le altre situazioni di danno locale non ricordate da fonti ufficiali e locali. La mancanza di interventi economici per la ricostruzione, in un contesto quasi ai limiti della sussistenza, favorì un flusso migratorio della popolazione verso lo Stato della Chiesa e la Puglia.
Questo evento rappresenta il più forte terremoto avvenuto nel Frusinate ed uno dei più forti che hanno interessato il Lazio. Altri eventi importanti sono quelli che nel 1703colpirono il settore meridionale del’Appennino umbro-marchigiano (14 gennaio) e successivamente l’Aquilano (2 febbraio) e quello di Avezzano del 13 gennaio 1915.
Distribuzione degli effetti di danneggiamento grave per i principali terremoti appenninici che hanno interessato il Lazio.
La lunga e complessa sequenza del 1703 produsse danni molto gravi in moltissime località del Reatino e danni leggeri anche nell’area urbana di Roma; il terremoto del 1915 ebbe conseguenze drammatiche anche nel Lazio, nel Reatino e nel Frusinate, ove si ebbero quasi un migliaio di vittime.
Insieme a questi grandi eventi sismici, sono noti diversi eventi di energia inferiore, ma comunque localmente molto significativi. Fra questi oltre all’evento del 1654, sono da ricordare altri due terremoti che nel Seicento colpirono rispettivamente la zona di Amatrice (1639, Mw 5.9) e di Bagnoregio (1695, Mw 5.7).
I dati relativi ai terremoti storici e tutte le conoscenze scientifiche al momento disponibili sono riassunte nella Mappa di Pericolosità Sismica del territorio nazionale (Gruppo di Lavoro MPS, 2004) dalla quale si rileva che il territorio regionale è caratterizzato da valori probabilistici di accelerazione massima attesa molto variabili, con un minimo lungo tutta la fascia costiera, e due aree di massimo in zona appenninica, che interessano il margine sud-orientale della provincia di Frosinone e il territorio della provincia di Rieti che si incunea fra Umbria e Abruzzo.
Questi valori massimi sono compatibili con l’assegnazione di molti Comuni in zona sismica 1, ovvero pericolosità molto alta. Una ristretta fascia di territorio, parallela alla catena appenninica, è caratterizzata da valori di accelerazione massima attesa progressivamente inferiori, ma sempre piuttosto elevati; nei valori più contenuti, quest’area è molto estesa e ingloba anche tutto il territorio dei Castelli Romani. Ne consegue che la maggior parte del territorio regionale è associabile alla zona sismica 2 (pericolosità alta).
Bibliografia
Guidoboni E., Ferrari G., Mariotti D., Comastri A., Tarabusi G., Valensise G., 2007. CFTI4Med, Catalogue of Strong Earthquakes in Italy (461 B.C.-1997) and Mediterranean Area (760 B.C.-1500). INGV-SGA.
Gruppo di Lavoro MPS, 2004. Redazione della mappa di pericolosità sismica prevista dall’Ordinanza PCM del 20 marzo 2003. Rapporto Conclusivo per il Dipartimento della Protezione Civile, INGV, Milano-Roma, aprile 2004, 65 pp. + 5 appendici.
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