San Giuliano di Puglia: i colori della vita
Albert Camus, nel suo romanzo Lo straniero, scrive:
“Considerato che tutti dobbiamo morire, ovviamente non ha alcuna importanza il quando e il come”.
Non sono per niente d’accordo. Ci sono perdite così gravi, dense di dolore e di significato che hanno il potere e la forza di provocare cambiamenti epocali. E’ compito di chi resta saperli cogliere e realizzare.
Il 31 ottobre 2002 alle ore 11.33 una scossa di terremoto di magnitudo Mw 5.7 provocò il crollo della Scuola Francesco Jovine di San Giuliano di Puglia. Crollò l’intero edificio dove in quel momento c’erano otto insegnanti, due bidelli e cinquantotto bambini. Sotto le mura della scuola Francesco Jovine morirono ventisei bambini e la loro insegnante. Il ventisettesimo bambino morì all’ospedale Bambino Gesù di Roma qualche giorno dopo. I bimbi più piccoli che persero la vita erano nati nel 1996: da allora San Giuliano di Puglia non ha più la leva del 1996.
Mi piace pensare che da queste morti e da questo immenso dolore sia nato qualcosa.
Nel 2008 a San Giuliano di Puglia è stata inaugurata la nuova scuola, nata esattamente dove si trovava la scuola Francesco Jovine.
In tutta Italia, a seguito degli interventi legislativi varati dopo questa tragedia, si è provveduto ad approvare la nuova mappa di pericolosità sismica e a definire quali edifici pubblici debbano essere sottoposti ad interventi di adeguamento alle norme di sicurezza antisismiche (riferimento: Zone sismiche del territorio italiano 2003 – Ordinanza PCM 3274 del 20/03/2003).
Nel 2012 è stato pubblicato il libro C’era una volta per sempre. Una favola che non dovrebbe mai essere raccontata (Nadia Giannoni, Robin Edizioni). Si tratta di un libro scritto per ricordare, anche se il dolore è troppo intenso e molti vorrebbero dimenticare. Una storia scritta affinché la rabbia perda i suoi contorni netti e sia più visibile l’amore. Il libro è un pugno al cuore dato con dolcezza, è commovente e lascia il segno dalla prima all’ultima pagina.
C’è poi la storia di Veronica D’Ascenzo, che da bambina riuscì a salvarsi dopo essere rimasta intrappolata per otto ore sotto le macerie della scuola. Nel 2020 Veronica si è laureata all’Università Lumsa di Roma con una tesi sui bambini con danno post traumatico da stress, e oggi lavora come maestra in una scuola elementare di Roma. Dopo la laurea Veronica ha scelto di fare proprio l’insegnante e come ha raccontato in una recente intervista lo ha fatto proprio per “ricambiare tutta la solidarietà che ha ricevuto”. Fare l’insegnante le permette di arrivare nel cuore di ogni allievo e di mettere le basi per quello che sarà l’adulto di domani. Il suo è un messaggio di cultura, d’amore e di speranza nel solco della sicurezza scolastica di cui è testimonial con la sua stessa vita.
E ancora c’è la storia di Dino Di Renzo. Dino rimase intrappolato più di sei ore sotto le macerie della scuola. Vide morire i suoi compagni e di quella terribile mattina ricorda ancora il boato, il buio e la paura. Aveva dieci anni e frequentava la quinta elementare. Successivamente Dino ha fatto una scelta di vita: diventare geologo. Ha preso questa decisione per difendere il territorio, per difendere i cittadini e portare la geologia in tutte le case, farla conoscere per far capire a tutti cos’è il rischio, cos’è un terremoto. Tutti devono conoscere, sapere e tutti hanno diritto ad essere informati. Allo stesso tempo Dino si impegna per far comprendere l’importanza di tutelare e valorizzare il grande patrimonio geologico italiano.
E ancora la storia di Pompeo Barbieri. Anche lui si è salvato per miracolo dalle macerie della scuola. Venne estratto vivo, ma a causa di lesioni al midollo da quel giorno fu costretto su una sedia a rotelle. Ma Pompeo non si è mai arreso e continua a lottare come 20 anni fa quando aveva 8 anni ed era uno studente di terza elementare. Oggi ha 28 anni, è campione paralimpico di nuoto e si è laureato a pieni voti alla facoltà di Ingegneria informatica di Ancona. Con grande forza e tanto coraggio ha raggiunto importanti traguardi nel nuoto e non solo in Italia: nel 2019 ha vinto due medaglie d’oro ai Campionati assoluti invernali di nuoto paralimpico a Bologna. A San Giuliano di Puglia ha fondato l’associazione Pietre Vive insieme agli altri amici sopravvissuti al dramma della Scuola Jovine e ora finanzia progetti sociali. Nel 2020 il presidente della Repubblica Sergio Mattarella gli ha conferito l’onorificenza al Merito della Repubblica Italiana.
Infine c’è il Museo. Il Museo Multimediale Memoria del Terremoto METE – Ricordare – Prevenire – Ricostruire, inaugurato il 25 Maggio 2016. Si trova presso il complesso polifunzionale Le Tre Torri, in Via dei Colori della Vita di San Giuliano di Puglia. Un simbolo del nostro Paese, della collettività e di una cultura condivisa. Per questo motivo chiamarlo museo forse è riduttivo. METE è un’idea, un progetto per non dimenticare mai.
Un’opera che è stata fortemente voluta al termine della ricostruzione. “Perché un popolo senza memoria è un popolo senza futuro” queste le parole del Sindaco di San Giuliano, Luigi Barbieri il giorno della sua inaugurazione. Il METE ha le sue origini su una catastrofe umana e naturale da non dimenticare. Nel museo è istituita una sezione specifica dedicata alla memoria, al sisma e all’esperienza della ricostruzione, per progettare edifici sostenibili, sicuri e tecnicamente perfetti. Il primo centro culturale italiano nato per ricordare, prevenire e intervenire. Un progetto unico ma con un valore universale. Il Museo è stato ideato, voluto e patrocinato da cittadini, associazioni ed istituzioni del territorio di San Giuliano di Puglia. Non contiene opere ma piattaforme multimediali. L’attenzione è tutta rivolta alla prevenzione dai rischi naturali, oltre che naturalmente alla vita, alle tradizioni, ai prodotti e alle risorse del Molise. Ma il Museo è anche un centro di sorveglianza sismica. A San Giuliano sono installati ben 3 sensori sismici, di cui 2 sotto edifici pubblici ed un altro dove esattamente sorgeva la scuola crollata. Questi 3 sensori sono in grado di trasmettere immediatamente dati in tempo reale alla Centrale Operativa della Protezione Civile e questi stessi dati arrivano anche sulla terza piattaforma multimediale del Museo. Sulla quarta piattaforma si può assistere a simulazioni sismiche su edifici scolastici. E’ possibile vedere come risponderebbe in caso di terremoto un edificio scolastico costruito con sistemi tradizionali e come risponderebbe invece un edificio scolastico costruito con isolatori sismici.
METE rappresenta la vita stessa con i suoi infiniti colori, proprio come ci ricorda il nome della strada in cui si trova: i colori della Vita.
E chissà se il nome “I colori della Vita” si ispira all’omonimo libro di Chiara Gamberale. Il libro racconta la storia di cinque palazzi tutti colorati, ma di un colore soltanto, dove all’interno abita qualcuno che non esce mai. Il primo è tutto rosso, e ci abita Fuoco. Nel secondo abita una bambina di nome Pepita e dentro è tutto giallo. Nel terzo, che all’interno è tutto blu, vive Blues che canta “voglio essere libera”, zigzagando con i pattini sul lago ghiacciato che fa da pavimento. Nel quarto, tutto nero, abita Nonno Carbone. Trascorre le sue giornate raccontando tutto quello che ha imparato nel corso della sua lunghissima vita. A chi racconta? A nessuno, perché nessuno gli fa compagnia… Nel quinto palazzo, che dentro è tutto verde, abita Mister Green, che se ne sta sdraiato su una moquette di prato bagnato a fissare il soffitto verde muschio. E Fuoco, Pepita, Blues, Nonno Carbone e Mister Green passano così le giornate, chiusi nei loro palazzi, convinti che l’unico colore al mondo sia quello che conoscono, mentre nel paese dove vivono, continua a non succedere niente. Ma poiché la vita è sempre più matta di noi e si diverte a farci degli scherzi, un giorno proprio lei in persona, la Vita, decise di mandare nell’unica strada del paese il vento più forte che avesse mai soffiato in tutta la storia del mondo e costrinse i cinque a uscire finalmente dai loro palazzi e a incontrarsi…
Penso che questa storia sarebbe di certo piaciuta ai bambini e alle bambine della prima elementare di San Giuliano. Sta a loro continuare a scriverla…
A cura di Massimo Crescimbene (psicologo e psicoterapeuta INGV)
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