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Esplosione controllata all’Isola d’Elba: un ottimo test di funzionamento per la Rete Sismica Nazionale
Qualche giorno fa, sabato 27 maggio 2017, i turnisti della mattina in servizio in Sala di Sorveglianza Sismica hanno localizzato uno strano evento sismico. La zona non era delle più sismiche, trattandosi dei dintorni dell’Isola d’Elba, un’area geologicamente piuttosto stabile, ma soprattutto le forme d’onda registrate dalla Rete Sismica Nazionale avevano qualcosa di strano.
Infatti, i sismometri delle isole toscane, della costa tirrenica e della Corsica avevano rilevato dei segnali in cui non si vedevano le onde S; i sismogrammi presentavano inoltre una frequenza quasi monocromatica, una cosa strana per un terremoto classico. In questi casi, la cosa più probabile è che si tratti di un’esplosione, provocata o accidentale, e questa fu la nostra ipotesi iniziale, ma non avevamo notizie di niente del genere.
L’epicentro veniva localizzato nel Mar Tirreno, a nord dell’Isola d’Elba. La magnitudo Richter era 1.8, al di sotto della soglia di comunicazione al Dipartimento della Protezione Civile. La soluzione era di buona qualità, perché l’epicentro era circondato dalle stazioni sismiche dell’Elba, della Corsica, della Gorgona e della Toscana (qui i dati dell’evento).
Ci siamo messi a cercare notizie su web, e dopo un po’ abbiamo letto di un ordigno bellico che era stato rinvenuto qualche giorno prima da un peschereccio nella zona di Capo Enfola (Livorno). Forse eravamo sulla pista giusta.
Il funzionario in turno ha allora chiamato la Capitaneria di Porto locale, che ha confermato: l’ordigno era stato fatto esplodere poco prima nella zona. Si trattava di una bomba aerea statunitense di quasi 500 kg, probabilmente risalente alla Seconda Guerra Mondiale, che era stata fatta brillare in sicurezza dai Palombari del Nucleo SDAI (Sminamento Difesa Antimezzi Insidiosi) della Spezia.
L’Ufficiale con cui abbiamo parlato ci ha gentilmente comunicato l’orario dello scoppio (tra le 11:01 e le 11:02) e le coordinate dell’esplosione. Confrontando queste ultime con quelle determinate dai turnisti della nostra Sala di Sorveglianza Sismica si trova una chiara corrispondenza tra i due punti sulla mappa, con una discrepanza di soli 3 chilometri. Considerando che parliamo di un evento sismico di magnitudo minore di 2, che siamo in un’area marina con i sismometri piuttosto lontani, possiamo ritenerci soddisfatti. La Rete Sismica nazionale ha dato ancora una volta prova di un’ottima sensibilità e affidabilità.
A cura di Alessandro Amato, Centro Nazionale Terremoti, INGV
Ciao Bruno
La scomparsa di Bruno De Simoni, ex-responsabile del Progetto “SISMOS” dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), avvenuta nei giorni scorsi, addolora i tanti colleghi che con lui hanno lavorato e condiviso progetti strategici per il nostro Ente. Ospitiamo un ricordo di Bruno scritto da Rodolfo Console (ex-dirigente dell’INGV).
Ho appreso con molta tristezza la notizia della scomparsa dell’amico Bruno De Simoni, avvenuta il 18 novembre scorso. Ho conosciuto Bruno fin dal suo periodo di studi universitari all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, seguendo anche la sua tesi di Laurea in Fisica nel 1976.
Bruno ha sempre avuto un legame con l’Istituto Nazionale di Geofisica (ING, poi confluito nell’INGV) essendo un “figlio d’arte”. Il padre Duilio, infatti, era stato un tecnico dell’Osservatorio Geofisico Centrale di Monteporzio Catone, negli anni in cui anch’io prestavo servizio in quella stessa sede.
Il primo coinvolgimento ufficiale di Bruno nell’ING è stato nell’ambito di un contratto svolto tra il 1977 e il 1979 nel gruppo di ricerca che si occupava della stesura del Catalogo Sismico Nazionale commissionato all’Istituto dal Ministero dei Lavori Pubblici. Dal 16 marzo 1979 al 30 settembre 1979, vincitore di concorso nazionale, ha lavorato presso il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, curando la progettazione e la strumentazione della rete accelerometrica di detto Ministero. In questo periodo ha fatto parte della delegazione italiana per lo studio del terremoto del Montenegro.
Il 1° ottobre 1979, vincitore di concorso Nazionale, è stato assunto in ruolo presso l’ING, dove si è occupato di varie problematiche di sismologia, teoriche e sperimentali.
Il 1 maggio 1984, iniziata l’era della presidenza di Enzo Boschi, è stato incaricato del coordinamento della Rete Sismica Nazionale Centralizzata e ha sviluppato programmi di ottimizzazione della stessa oltre a seguirne direttamente lo sviluppo. Dal 1° ottobre 1984 a settembre 1991 ha diretto il reparto Sismico dell’ING. Intanto, nel giugno 1990 aveva vinto il concorso Nazionale per la qualifica di dirigente di ricerca.
Tra gli impegni di taglio internazionale di Bruno ricordo:
– la gestione del Progetto di Teletrasmissione via satellite dei dati sismici acquisiti digitalmente nell’ambito del “Progetto Argo”, finanziato dalla Protezione Civile (1993-1995);
– il coordinamento dell’attività scientifica del Progetto “Southern Europe Network for Analysis of Seismic Data” finanziato dalla Commissione delle Comunità Europee (1993-1996).
L’attività di Bruno presso l’ING è proseguita nel settembre 1996 con la sua nomina a responsabile del gruppo di lavoro incaricato di seguire la realizzazione del progetto “Centro informatico per lo studio degli eventi sismici, attraverso l’archiviazione digitale ed elaborazione dei sismogrammi storici dell’Istituto Nazionale di Geofisica” (prima denominazione del progetto poi ribattezzato Progetto “SISMOS”), nato dalla convenzione con Efimdata S.p.A. firmata nel dicembre 1993, del quale facevano parte anche Massimo Cocco e il sottoscritto. Questi obiettivi sono stati poi perseguiti nell’INGV con la creazione dell’Unità funzionale “SISMOS”, dedicata alla preservazione e valorizzazione del patrimonio di sismogrammi storici, della quale Bruno è stato il responsabile fino all’agosto 2003.
Negli ultimi anni prima del suo collocamento in pensione, avvenuto il 1 agosto 2010, Bruno aveva ricevuto un comando presso il “Servizio Sismico Nazionale” a Castelnuovo di Porto.
In parallelo ai numerosi impegni di carattere organizzativo, che hanno assorbito la maggior parte della sua attività, Bruno ha anche svolto attività di ricerca dedicata, fra l’altro, alle problematiche del Catalogo Sismico Nazionale, alle problematiche connesse alla strumentazione accelerometrica, alla vettorializzazione di sismogrammi digitalizzati, e all’approfondimento di temi di sismologia classica (problemi sulla magnitudo, determinazione epicentrale di telesismi, teorie generali sui meccanismi di frattura e altro ancora).
Bruno sarà sempre ricordato per il suo impegno nel lavoro e il suo umorismo sagace di carattere “frascatano”, una caratteristica ereditata dalle sue tradizioni familiari.
Bomba o non bomba? Ordigno bellico genera “terremoto” in Adriatico
Fare il turno in sala sismica comporta anche rispondere alle telefonate esterne. Se non si è nel mezzo di una sequenza sismica, le richieste sono disparate: persone che chiedono rassicurazioni sulla zona dove si stanno per recare in vacanza, sulla possibilità che il tremore che hanno avvertito in casa sia stato generato da un terremoto locale non riportato dagli organi di informazione, e così via.
Ieri, 8 luglio 2015, invece abbiamo ricevuto una telefonata che preannunciava l’esplosione di un ordigno bellico nel mare Adriatico. All’altro capo del telefono un Maresciallo del Circomare (Capitaneria di Porto) di Cesenatico, ci ha fornito i dettagli tecnici dell’operazione di brillamento di una bomba della II Guerra Mondiale che sarebbe avvenuto nel Mare Adriatico, al largo della costa di Cesenatico (Figura 1).

Figura 1. L’ordigno rinvenuto – una “mina magnetica” di produzione tedesca risalente alla Seconda Guerra Mondiale – aveva un contenuto di circa 640 kg di esplosivo. http://www.corriereromagna.it/news/cesena/13151/Spostato-l-ordigno-bellico-sommerso-e.html
L’ordigno di 600 kg di esplosivo era, nelle parole del Maresciallo, uno dei più grandi mai rinvenuti nel mare Adriatico. Sarebbe stata la Rete Sismica Nazionale in grado di identificare e localizzare l’esplosione? Il maresciallo ci aveva fornito in anticipo le coordinate geografiche e la profondità del sito dove sarebbe stata depositata la bomba (circa 14 metri sotto il livello del mare) e anche l’intervallo temporale entro il quale si sarebbe conclusa l’operazione, tra le 13 e le 15 di ieri, 8 luglio 2015.